Una domenica primaverile di inizio aprile, dopo un soggiorno di due giorni a Tivoli, ci dirigiamo in auto verso la costa tirrenica, dobbiamo tornare verso casa, ma senza fretta, c’è ancora il tempo di vedere qualcosa.
Allora perché non fermarci qualche ora a visitare la “Banditaccia”?
Il nome mi evoca tutta una serie di pensieri che spaziano da figure di banditi di inizio secolo con un cappellaccio in testa ed un fucile a tracolla a bande di briganti che si nascondono nella boscaglia…ebbene nulla di tutto ciò!
In realtà il nome del luogo trae la propria origine dalla consuetudine di fine ‘800 di “bandire”, ossia affittare i terreni mediante bando d’asta alla popolazione locale.
La “Banditaccia”, o Necropoli Etrusca della “Banditaccia”, è una delle più grandi necropoli dell’area mediterranea, che su una superficie di 400 ettari, immersi in una pineta, ospita migliaia di sepolture.
Se ne stimano circa ventimila; da quelle più antiche di epoca Villanoviana, risalenti al IX secolo a.c, a quelle più recenti del periodo ellenistico etrusco (III secolo a.c.).
Di questi 400 ettari solo 10 sono visitabili e le tombe riportate alla luce sono comunque centinaia.
Quando arriviamo è appena terminato di piovere, nuvoloni scuri si stanno allontanando, lasciando il sole a splendere sulle cime degli alberi e sulle pozzanghere a terra.
Consiglio la visita alla mattina, quando ancora c’è poco afflusso di turisti, infatti le auto parcheggiate sono poche e non c’è alcuna fila per fare i biglietti.
Si può fare un biglietto per la sola visita alla necropoli al costo di € 6,00 (intero), o cumulativo con il museo etrusco di Cerveteri per € 10,00.
Se la visita alla necropoli aiuta a contestualizzare i luoghi, quella al museo, che espone parte dei manufatti rinvenuti nelle tombe, serve a capire la vita quotidiana degli Etruschi, per alcuni aspetti ancora avvolta nel mistero.
Conviene partire dal Centro Visitatori, dove viene proiettato un filmato che spiega la storia degli etruschi, soffermandosi in particolare su questo luogo…in tal modo si ha una visione più completa di ciò che ci si appresta a visitare.
Il passo successivo sarà percorrere la Via degli Inferi, l’antica via sacra che collegava Cerveteri alla zona delle sepolture, la città dei vivi alla città dei morti.
Questa strada in alcuni punti è scavata nel tufo e presenta alte pareti.
Le tombe più antiche sono quelle a pozzetto, di epoca villanoviana, sono scavate nella terra e contengono le ceneri dei morti, che venivano cremati.
Sono invece le tombe a tumulo, più recenti, quelle di maggior interesse.
Si tratta di strutture circolari, che presentano spesso una base in pietra, sormontata da una cupola, ricoperta poi di terra, allo scopo di proteggerla e isolarla.
Queste strutture mi ricordano tombe simili, che abbiamo potuto osservare in Irlanda, a Bru Na Boyne.
Alcune sono visitabili, la camera sepolcrale, provvista di diversi giacigli in pietra, è spesso preceduta da altri ambienti, che sembrano ricreare una dimora.
Appartengono a questa tipologia la tomba dei capitelli, quella dei vasi greci, dei letti funebri e dei rilievi.
Ciascuna ha la sua particolarità; troviamo infatti colonne con i capitelli dorici, affreschi ben conservati, ed in alcune si raggiunge un grado di raffinatezza particolarmente alto a testimonianza dell’importanza del morto e della sua famiglia.
Spesso uno stesso tumulo può contenere più tombe.
In alcune si può attivare un registratore ed ascoltare la voce di Piero Angela, che qui girò anni fa uno speciale per la televisione, raccontare la storia della tomba in questione.
Magica è la parola che sceglierei per descrivere l’atmosfera di questo luogo.
Le tombe che si susseguono lungo la Via degli Inferi, ricoperte di muschio, sovrastate dagli alberi della pineta, alcune nascoste in sentieri più secondari, ci riportano in un tempo lontano, in cui le cose avevano un ritmo più lento.
Sembra di percorrere una città abbandonata, ma non si ha la sensazione di essere all’interno di una necropoli.
Qui tutto mi suggerisce una percezione di pace e serenità, dovuta anche al fatto che abbiamo la fortuna di effettuare la visita quasi in solitaria!
Nella parte finale dell’area troviamo un altro tipo di tomba, più recente, scavata nel tufo…si tratta della cosiddetta tomba a dado.
In alcuni casi sono scavate direttamente nella roccia, in altri costruite ex novo.
Siamo di fronte ad una vera e propria architettura funeraria.
L’accesso alla tomba non è a livello del suolo, ma raggiungibile da una scaletta laterale.
All’interno la camera sepolcrale è situata sotto la facciata del dado, preceduta da un lungo corridoio.
Quello che trovo davvero incredibile è lo stato integro in cui si trovano queste costruzione, passate attraverso i secoli, conservano all’interno affreschi non rovinati dall’umidità, perché dobbiamo ammetterlo…gli Etruschi erano davvero abili costruttori!
Lasciamo la Necropoli appagati dalla visita, ma consapevoli di aver visto solo una piccola parte di questa città dei morti, che si sviluppa anche in altre zone, non ancora riportate alla luce.
Se capitate da queste parti, non mancate di visitare Cerveteri e la sua necropoli della Banditaccia!